GUARDA LE INTERVISTE NEL PROGETTO VIDEO
Sant’Elia è, nell’immaginario collettivo cagliaritano, il quartiere ghetto, il covo della delinquenza passata e attuale, un luogo incapace di emanciparsi da uno stereotipo oramai cristallizzato. Nato come Borgo pescatori nel dopoguerra, è divenuto negli ‘70/’80 il centro nevralgico della delinquenza e dello spaccio, a causa di un piano di edilizia popolare rivelatosi fallimentare dal punto di vista di riqualificazione sociale. Questo ha decretato la sua nomea a quartiere ghetto, obnubilando nel tempo le sue antiche memorie e la dignità di buona parte dei suoi abitanti. Io sono entrata nel quartiere Sant’Elia per caso. Poterlo conoscere a fondo lo ritengo un privilegio.
Nel 2013 ho incontrato le donne dell’associazione Sant’Elia Viva, una piccola associazione culturale che si muove per creare nuove realtà in quartiere. La loro conoscenza è divenuta così intensa e genuina che non sono più riuscita a staccarmi, sono divenute parte del mio mondo affettivo e di conoscenza quotidiana. Con loro ho iniziato a esplorare il quartiere, a cercare di guardare oltre quell’idea di Sant’Elia conosciuta attraverso la cronaca.
Nel quartiere ho incontrato persone, ascoltato storie, condiviso lacrime ma più spesso sorrisi. Perché gli abitanti di Sant’Elia di fronte ai disastri, sociali o personali, non si abbattono, ma lottano. E di ragioni per lottare ce ne sono tante.
Troppe per essere concentrate in un unico quartiere.
“Ma tu di dove sei?” è un viaggio fotografico, durato sette mesi, in questo quartiere che mi ha osservato e accettato nel mio curioso, ma rispettoso, girovagare con una macchina fotografica al collo. Ora, a distanza di quasi un anno dal debutto di questo progetto, so che il mio compito di “guardare” dentro il quartiere non è ancora finito.
(Progetto realizzato insieme alle donne dell’Associazione Sant’Elia Viva e finanziato attraverso un crowdfunding nazionale – 2015)